Voci di arte contemporanea a Roma

Inaugurata giovedì 14 marzo la mostra “Voci di arte contemporanea a Roma” presso il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma La Sapienza.

La mostra intende presentare la molteplicità di offerta dell’arte contemporanea a Roma nei diversi spazi espositivi: accademie straniere, fondazioni, gallerie private e spazi indipendenti.

I curatori del progetto propongono quindi opere di artisti che lavorano in rapporto a questi spazi e conducono la propria ricerca utilizzando diversi linguaggi espressivi: disegno, pittura, scultura, fotografia, video, installazione e performance. La mostra diviene dunque una manifestazione concreta per offrire, da punti di vista diversi e senza pretesa di esaustività, una panoramica di quanto il sistema arte offre nella Capitale.

Artisti: Andrea Abbatangelo, Nobushige Akiyama, Fausto delle Chiaie, Suada Demirovic, Ettore Favini, Yasmin Fedda, Francesca Fini, Andrea Lanini, Paola Mineo, Silvia Pujia & Maria Teresa Zingarello, Mariarosaria Stigliano, Meri Tancredi, Giovanni Oscar Urso

A cura di: Rita Pecorella, Silvia Pujia, Marco Testa, Donatella Zanchi e Maria Teresa Zingarello
Materiali digitali a cura di: Angela Di Iorio

“Mariarosaria Stigliano, reduce dalla mostra collettiva La parabola ieri oggi e domani, Museum of Israeli Art Ramat-Gan di Tel Aviv, è presente con due opere a grafite che sintetizzano la sua ricerca artistica: “Per Stigliano l’arte è una fonte di pulsione, un conduttore di energia grafica. I segni sono tracce, orme di un racconto, monogrammi dell’immaginazione, vincolo e legame tra luce-colore, spazio-linea, utopia e realtà” (Mauro De Felice).

Il dinamismo del suo tratto porta alla mente note futuriste delle opere di Balla, che tra il 1913 e il 1914 si interessa maggiormente alla rappresentazione della velocità, in una rilettura contemporanea che è ormai divenuto il suo personalissimo linguaggio. Un anno separa le opere esposte eppure l’illusione consequenziale ne fa quasi un opera unica.

Le guerriglie scatenatesi in quegli anni tra studenti e polizia nella Capitale sono il leitmotiv che le unisce come fotogrammi di un medesimo film. Domino e la fonetica apre la lettura dell’opera a soggettive interpretazioni. L’ambiguità è esplicita e si rivela in quel compatto gruppo di soldati che svanisce, evapora in primo piano, lasciando intravedere le persone, smarrite e attonite che convulsamente vivono assistono a ciò che parrebbe irreale. La metropoli incombe su un asfalto bagnato su cui scivolano gli eventi. Soldiers è ciò che segue l’immagine precedente. I personaggi si disperdono, sono uniti solo dal segno grafico dell’artista, ma loro condizione di fragilità è manifestata dall’assenza corporea. Come fantasmi fluttuano tutti insieme senza sosta provando a non essere spettatori di se stessi. “

Marco Testacuratore della mostra, testo critico

Mariarosaria Stigliano è presente con una doppia opera, due tableaux che rimandano ad un’unica creazione. Interessantissimo il titolo della più grande: “Domino” in cui si intravedono ombre di soldati che irrompono in una città liquida, quasi svaniscono, eppure ritornano nel fotogramma successivo. Un’onda – quasi un’orda – contemporanea che tanto ricorda la pellicola “The Wave”, dove basta una tessera per sconvolgere l’equilibrio del tutto, anche della città più ordinata e contemporanea.”

Noemi Euticchiogiornalista, estratto articolo del 15/03/13 (Eventi) su “RecenSito – cultura ed informazione al tempo di Internet