Estratti da testi critici

Con Stigliano entriamo in un mondo fragile, appena percettibile e leggibile e tuttavia vivo, vicino, percepibile; siamo noi, con la nostra gracilità, le nostre fragilità e contemporaneamente le nostre concrete certezze, le sicurezze di un essere che vive al di fuori e nonostante le poco definibili coordinate dell’esistere.

Mauro Corradini, critico d’arte

Mariarosaria Stigliano è la sua pittura. La sensibilità, il calore, la luce le appartengono come caratteristiche della sua personalità timida e forte. Nei suoi dipinti non c’è la ricerca di una sicurezza ma la presa di coscienza della vita come scoperta di momenti in grado di riscaldarci e ricondurci alla comprensione del nostro essere più profondo.

Francesco Ciaffi, gallerista

Nelle opere di Mariarosaria Stigliano si rincorrono attimi di vita e di solitudine accompagnate dal mistero di una metropoli in continuo movimento dove figure sfumate, espresse con un tratto che insegue l’idea del presente, diventano protagoniste e al contempo testimoni di un momento.
L’unico punto di riferimento per l’osservatore è la metropoli che crea un qui e un ora in cui si muovono questi personaggi fuori fuoco. È la metropoli la sola cosa che ci rende partecipi di quei silenzi, di quelle vite che tanto avrebbero da raccontare, figure del contemporaneo fermate dalla mano di Mariarosaria nell’istante prima di compiere un passo, un movimento lento che sfuma in un silenzio onirico, a tratti irreale, ma pur sempre vero.

Pierpaolo De Lauro, giornalista

L’arte della Stigliano non vuole “rappresentare” quanto invece “trovare”.
Le sue opere, oltre che viste, vanno sentite.
E nell’osmosi che si genera tra il corpo che sente e il permanere fluido delle visioni, si vive la drammaticità, l’anonimato e lo spaesamento che contraddistinguono l’epoca contemporanea e l’odierna condizione umana.

Ida Mitrano, storico e critico dell’arte

Le città deserte e silenziose sono accecate dai bagliori riflessi dei lampioni che confinano nell’ombra le sagome di ignoti passanti.
Lungo le strade e le piazze alberate, i riverberi della luce creano suggestive vibrazioni. Mariarosaria cattura la frenesia e la velocità, ingabbiandole in un fermo immagine che chiude la scena ma non la narrazione. Una scenografica riproduzione di spazi esterni che alberga tra il mondo reale e l’irrealtà suggerita dall’emozione di un ricordo, su cui si eleva l’effetto atmosferico della pioggia che riflette gli edifici sull’asfalto bagnato, accedendo di colore la tela.

Rosa Orsini, giornalista

Per Mariarosaria Stigliano il disegno rappresenta non soltanto lo spazio privilegiato di ogni sperimentazione, in cui ha definito i termini di una progettualità declinata con accetti assolutamente specifici, ma anche lo spazio in cui si compie, attraverso un linguaggio affabulatorio e al tempo stesso allusivamente straniante, la sublimazione delle esperienze del quotidiano.

Loredana Rea, storico e critico d’arte

Mariarosaria Stigliano dedica la sua ricerca ad una affabulazione urbana dove le città sono descritte nella quotidianità di persone e di suoni che le abitano. Le sue originali inquadrature urbane appaiono in continuo movimento, dinamiche, affollate e rumorose.

Carmine Siniscalco, gallerista

La ricerca di un’identità spirituale non massificata, capace di uscire dall’alienazione e dall’anonimato della frenesia metropolitana. Ecco uno dei temi del percorso di Mariarosaria Stigliano, artista degli “stati d’animo” (intesi in senso boccioniano) immersi nel caos urbano.

Gabriele Simongini, storico e critico d’arte

Mariarosaria Stigliano rende fluido il segno della sua pittura e il colore diviene liquido, suggerendo suggestioni di un mondo fluttuante, proprio della società che Zygmunt Bauman chiamerà “liquida”: le architetture urbane sovrastano le figure umane, che divengono fragili ricordi impressi nella memoria.

Marco Testa, curatore